Due chiacchiere con Valeria Menichini, la Responsabile della Comunicazione
Buongiorno Valeria, raccontaci qualcosa di te…
Sono nata a Roma e, sebbene sia approdata a Milano oltre 30 anni fa dopo tanti traslochi in giro per l’Italia, ancora mi sento senza radici. Mi sono laureata in Scienze dell’Informazione, l’informatica degli albori in Italia, tanto che la mia tesi di laurea l’ho preparata sulle schede perforate. Dell’informatica ho apprezzato molto l’aspetto linguistico, ma allora gli studi in tal senso non erano molto sviluppati. Da sempre sono attirata dall’arte, da qualche anno mi diletto con acquerelli e pennelli, e dalla scrittura, soprattutto su temi scientifici.
Quale è stato il percorso umano e professionale che ti ha condotto in LSI LASTEM?
La mia prima esperienza di lavoro, neanche laureata, fu come programmatrice al Centro Ricerche dell’ENEL – CRAM di Milano, lavoro a tempo determinato che terminò dopo poco più di un anno, per lo sviluppo di applicativi per il servizio meteorologico. Per la meteorologia fu amore a prima vista: una disciplina scientifica rigorosa e tra le più complesse al mondo, che riesce a creare spettacoli naturali mozzafiato. Durante quel breve periodo incontrai il responsabile del Servizio Agrometeorologico di ERSAL – Regione Lombardia e riuscii a trovare la mia strada in ambito pubblico. Ho intrapreso con molto entusiasmo il lavoro di coordinamento del Servizio, ho collaborato alla progettazione e realizzazione della prima rete di stazioni agrometeorologiche automatiche regionali. Nel corso degli anni, per vicende varie, mi sono avvicinata alla comunicazione e al giornalismo con molto interesse. Ho sempre interpretato il mio lavoro in Regione come un piccolo contributo al bene comune, ma più di 10 anni fa decisi di abbandonare l’impiego pubblico. Conoscevo bene LSI LASTEM ed è stata l’approdo naturale.
In LSI LASTEM di cosa ti occupi e come interpreti il tuo ruolo?
In questi 10 anni ho svolto diversi incarichi in azienda, e da qualche anno mi sono stati affidati due ruoli diversi e che mi piacciono entrambi.
Il primo è quello di responsabile della Comunicazione. Questa azienda è da sempre molto attenta alla comunicazione, che interpreta in modo serio, concreto e professionale. La nostra comunicazione è rivolta a professionisti esperti di settore, quindi, non solo è necessario essere molto precisi e accurati, ma anche competenti per fornire informazioni, dati e concetti utili. La rivoluzione social a cui stiamo assistendo è un’opportunità meravigliosa per dialogare con i nostri partner, ma è anche una materia scivolosa e può facilmente spingerci lontano dalla nostra vera identità. Mantenere la coerenza, l’immagine, il tono e dare contenuti interessanti e originali alla velocità imposta da tutti i mezzi è la sfida quotidiana a cui siamo chiamati.
L’altro compito è quello di seguire la parte amministrativa dei progetti di ricerca finanziati. Già prima di entrare in LSI LASTEM avevo acquisito una certa esperienza sia nella gestione tecnica sia in quella amministrativa di progetti di ricerca finanziata, che ho trasferito in questa azienda. LSI LASTEM è un esempio davvero virtuoso di collaborazione tra Enti di Ricerca, Enti Pubblici e aziende. Negli anni abbiamo partecipato a progetti importanti, che ci hanno permesso non solo di arrivare a risultati concreti ma anche di costruire una rete di relazioni di cui siamo attori per la progettazione, la prototipazione e la sperimentazione in campo.
Che cosa ti piace di LSI LASTEM e del tuo lavoro?
Il mio percorso professionale dimostra che sono una persona molto curiosa, irrequieta e pronta ad affrontare le sfide. LSI LASTEM, mi ha permesso di imparare molto, al suo interno ho svolto diversi incarichi e questo mi ha portato a capire e superare diverse sfide con soddisfazione.
La varietà dei mercati a cui si rivolge l’azienda mi permette di entrare a contatto con persone straordinarie e realtà precluse ai più. Ricordo l’emozione di quando siamo entrati nella Cappella degli Scrovegni per avviare una campagna di monitoraggio: deserta e tutta a mia disposizione per tutta una giornata, e dopo qualche giorno ero sul Monte Bianco a fotografare una stazione meteo dell’Università di Milano per lo studio dei ghiacciai.